Lo scopo del convegno.


Anticoagulazione per il laboratorio.


Anticoagulazione per il clinico.


L’anticoagulazione e i trattamenti antitrombotici

Il trattamento anticoagulante cronico coinvolge all’incirca un milione di italiani, con una tendenza ad un progressivo e importante incremento. Inoltre, il numero di persone che assumono cronicamente farmaci antitrombotici è sicuramente ancora più elevato, anche se non valutabile con sicurezza.
Il settore dell’anticoagulazione, e in misura minore anche quello degli antiaggreganti, vive oggi un momento di grande innovazione grazie all’introduzione anche nel nostro paese di nuovi farmaci orali anticoagulanti per i quali è prevedibile un impiego molto diffuso.
Da oltre 50 anni gli unici farmaci anticoagulanti disponibili per un uso cronico sono stati gli antagonisti della vitamina K (AVK). Sicuramente molto efficaci, essi presentano però degli aspetti di difficoltà nella gestione della terapia che necessità di frequenti controlli periodici con conseguente regolazione esperta della dose quotidiana. La necessità di monitorare adeguatamente l’anticoagulazione con AVK necessita di un grosso impegno da parte dei pazienti e un’alta qualità dei servizi sanitari per fare in modo che la terapia sia efficace e con il minor numero possibile di complicanze.
L’introduzione nell’uso clinico quotidiano di nuovi anticoagulanti orali (NAO) – denominati anticoagulanti orali diretti – dotati di meccanismo d’azione diverso tra loro e completamente diverso dagli AVK, ha aumentato l’incertezza e il bisogno di chiarimenti e suggerimenti. Questi farmaci trovano indicazione per un uso cronico per il trattamento di pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (FANV) o per la terapia in fase acuta o di lungo periodo del tromboembolismo venoso (TEV).


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ECM: 143042

Numero crediti: 10


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UNAWAY Hotel Bologna Fiera


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